Non perdetevi in un bicchier d'acqua. Che almeno sia del buon Barolo.

sabato 12 giugno 2010

Speciale - Deconstructing Daniele [adapted from W. Allen]

Premessa:
Daniele Luttazzi mi ha fatto e mi fa tuttora tanto ridere, è una delle ispirazioni per il modesto apprendistato satirico che svolgo impudicamente in questo blog, rimane un comico molto bravo, informatissimo ed esperto del campo in cui si muove, fornisce punti di vista ed analisi assai acute che valgono la pena di essere prese in considerazione, e sostiene delle cause assai condivisibili.
Io non demonizzo Daniele, né invito a ripudiarlo (nè questo è lo scopo di moltissimi fan ora disamorati). Almeno finchè non peggiori ulteriormente la sua situazione (ci sta provando, comunque)!
Tuttavia, ritengo che sia necessario ridimensionare assai il personaggio, e inquadrarlo più umanamente e realisticamente alla luce di fatti ormai plateali.
("Ma te ne accorgi ora?" Si, cioè appena ho potuto).


Supponiamo che io (che "so' io, e voi nun sete un cazzo" [A. Sordi, in Il marchese del Grillo] (visto quanto è difficile fare una citazione?)) tenga un concerto di pianoforte a pagamento. Faccio sapere che è un concerto di materiale mio. E supponiamo che suoni roba veramente bella (ecco, qui ci vuole molta immaginazione!), e che la gente la apprezzi quando non vada addirittura in visibilio, e torni a casa con l'idea che io sia un genio - al pari dei più grandi, se non ancora più grande. Bello, no? Desiderabile, direi.
E aggiungiamo che io addirittura venda anche gli spartiti del mio concerto. E diventi isterico se qualcuno registra dal vivo anche solo spezzoni del mio concerto, o li suoni senza autorizzazione da qualche parte - perchè cose del genere non sono moralmente ammissibili. Comportamento opinabile, ma legittimo.
Senonché, si scopra che un 30-40% almeno della musica del mio concerto sia stata scritta da un altro (molto, ma molto bravo) senza che io ne abbia minimamente accennato. E, per difendermi, io dica che lo faccio deliberatamente e da tempo, che del resto lo fanno tutti, che l'arte è fatta così, che io ripropongo roba non mia ma la miglioro, e altre cose di questo tipo.
Che figura ci farei?

Uscendo di metafora, questo - e con assai poca esagerazione - rappresenta in sintesi, insieme a tutte le considerazioni che ne potete trarre, il caso Luttazzi (Daniele, non Lelio).
Rimando all'informatissimo blog http://ntvox.blogspot.com/ per tutti i dettagli sulla faccenda nonchè per commenti molto interessanti (con particolare riferimento al post Giulietta o Daniele?). Altri elementi e spunti da Francesca Fornario, Matteo Bordone e Marco Simoni.
Di seguito: considerazioni personali aggiuntive, in veste di (uno dei tanti) ex-fan.

Quali sono i fatti? Consideriamo che:
  • lui si incazza da morire se qualcuno cita una sua battuta, e lo fa durante spettacoli nel quale allo stesso tempo afferma che tra comici c'è una morale di non-furto reciproco (e poi si scopre che una battuta che gli hanno rubato era a sua volta rubata a un altro da parte sua!); e fa rimuovere da YouTube (lui che è stato censurato!) video che ritiene diffamatori della sua persona, anche se codesti video non contengono talvolta alcuna traccia dei suoi monologhi; e ha detto che non si diverte a recitare pezzi che non siano suoi.
  • però succede che, negli stessi spettacoli così come nei suoi libri, abbondano pezzi comici letteralmente copiati ed incollati (a mezzo di traduzione dall'inglese) dagli originali, e al contempo il nostro non fornisce alcun mezzo ai non addetti ai lavori per riconoscerli, nè comunque ne notifica l'origine in alcuna forma (titoli di coda, virgolette manuali, (cartelli di) sottotitoli, cambiamento della postura o del tono della voce, o altro) negli spettacoli o libri stessi;
  • lui chiama questa operazione "citazione" quando è, ai fini legali, molto più probabilmente un plagio, e dice di compierla deliberatamente perchè: 1) così si diverte (è la stessa scusa che usano i pedofili, immagino), 2) è una caccia al tesoro organizzata per i fan (impara dagli Elii, che è meglio), 3) è un escamotage (peraltro, non originale) per bypassare le accuse di volgarità in sede legale, 4) nel riproporle sostiene di migliorare le battute, e gli serve il test sul pubblico per affinare la sua tecnica (secondo quali canoni?). E dice che, comunque, lo ha sempre fatto. Ottimo assist a Ghedini (come ha detto la Fornario): uno ruba, lo ammette, e spera per questo di cavarsela - eccolo il genio!
  • Nel corso del tempo, la sua giustificazione a questo saccheggio assai sostanzioso dell'opera dell'ingegno altrui (la lista degli autori visitati è lunghissima, le battute scoperte sono ormai diverse centinaia, in alcuni casi si tratta di interi pezzi di svariati minuti semplicemente tradotti dall'inglese e piazzati in mezzo ai suoi interventi) è cambiata, e nel cambiarla si è contraddetto ed ha anche modificato la data di pubblicazione dei post relativi sul suo blog per farla tornare con la sua prospettiva.
    Quindi le sue giustificazioni, intrinsecamente labili, sono oltretutto indebolite dallo stesso autore.
Chiariamo cos'è una citazione: è quella cosa di Sordi che ho messo a inizio del pezzo dopo la premessa, o il titolo stesso del post. O sono le 16 note (su un totale più grande) dell'assolo di moog di "Impressioni di Settembre" della PFM che gli Elii hanno incastonato alla fine della loro "Tapparella", in un contesto alieno all'originale e dunque adatto a metterla in evidenza come tale.

Parlando o scrivendo, accade anche sovente di citare le espressioni di un altro, e nel farlo credo che tutti automaticamente donino contestualmente i mezzi, espliciti o impliciti, per riconoscere le citazioni - è un automatismo, segno di rispetto e di onestà, e non costa molto oltretutto!
Ebbene, per Luttazzi no: lui cita e fa l'indiano. Tornando alla metafora iniziale, se io durante il concerto (che spaccio per mio) propongo una suonata in 3 tempi di cui, ad esempio, quello centrale è in realtà stato scritto da Beethoven ma non lo dico, gli ascoltatori non esperti o disattenti attribuiranno il genio di Beethoven a me, e vanno a casa pensando che sono il nuovo Beethoven! Ora, se questo secondo tempo è nettamente migliore dei tempi che gli stanno intorno se ne accorgerà anche quello dell'ultima fila che ha smesso da poco di usare il martello pneumatico; altrimenti, dell'inserzione si accorgeranno solo gli esperti: e non è detto che ne saranno entusiasti. Nel caso di Luttazzi, le inserzioni tutto sommato non spiccano più di tanto, e questo perchè, come premesso, Luttazzi è bravo. Tuttavia, dopo che si è venuti a conoscenza di quello che ha combinato finora, ogni fruitore non potrà non domandarsi davanti ad ogni sua battuta, magari ridendo: "Ahaha bella!... ma è sua??". Il dubbio, una volta instillato, corrode, anche retroattivamente.
Intendo che, nel non donare contestualmente mezzi di ricognizione, Luttazzi ha speculato: (ha) fa(tto) in modo di farsi attribuire una genialità che invece, in buona parte, ha sede altrove; a lungo andare la sua immagine è diventata quella del genio stesso, ma non del tutto meritatamente. Luttazzi è essenzialmente un comico cerebrale, ed aspira evidentemente ad essere ritenuto il genio comico italiano. Ma è chiaro che allorquando, come succede, si scopre l'artifizio che ha deliberatamente usato, il pubblico (per non parlare del fan) si sente ingannata, e finisce che si arrabbia quando pensa che parte del prezzo del biglietto o del libro che ha pagato sarebbe destinato ad altra gente piuttosto che al nostro.
Per confronto, Benigni stesso usa un sacco di citazioni e ne riporta l'origine (o fa palesemente capire che si sta in presenza di una citazione) sempre! Nel suo caso, nel pagare tributo amplifica la sua modestia ed immagine di erudizione. Per lui - che per inciso forse pecca un pò della prima, ma non della seconda - si tratta di un guadagno netto, nel senso che (mi ricollego qui all'analisi di Francesco Vespa nel post segnalato) Benigni fonda la sua comicità sul gesto, la presenza scenica, la verve gesticolativa, l'irruenza oratoria, la veemenza spiritosa - il suo genio prescinde in larga parte dal concetto esposto, all'opposto di Luttazzi. Ora, immaginatevi invece Luttazzi durante uno spettacolo con sotto il suo leggio un display che, ogni volta che lui cita la battuta di qualcuno, si accendesse per riportarne il nome: a parte il fatto che il display sarebbe acceso assai spesso (!), non credete, a questo punto, che ci guadagnerebbe anche lui nelle suddette categorie? Il punto è che non sarebbe, per lui, un guadagno netto. Luttazzi ha un ego molto grande (ipertrofizzato dalle ripetute cacciate dalla tv, a prescindere dalle sue motivazioni), è immodesto e si pone da solo su un podio di inarrivabilità: dunque, nel citare veramente (cioè col sottotitolo) il pubblico lo ridimensionerebbe a quel che in effetti è già in diretta, non solo a casa.
Ma se vuole recuperare la stima dei fan che ha deluso, gli consiglio di partire da li - sarebbe peraltro originalissimo!

E poi: la questione della tecnica. Daniele ripete costantemente che a far ridere non sono le battute in sè ma il modo in cui vengo presentate - la tecnica, appunto (da cui la Palestra che dirige sul suo blog). E allora, perchè andare a copiare le battute degli altri se, a quanto dici (condivisibilmente, del resto), potresti far ridere con qualunque cosa, tanto conta soprattutto o soltanto la tecnica? E' qui che lui se ne viene fuori con l'argomento del miglioramento. Beh, oltre ad essere arrogante, mi pare opinabile: chi o cosa stabilisce se c'è miglioramento o no nel riproporre una battuta altrui? Qui il punto è che Luttazzi in questo trova il supporto di moltissimi colleghi o artisti in genere (non ultimo Paolo Virzi, vedi commenti a questo post sull'argomento) sotto l'argomento "così fan tutti": e snocciolano una serie lunghissima di artisti anche celeberrimi che avrebbero copiato da altri magari meno noti. Ok, sarà pure così: ma significa semplicemente che anche tali artisti sarebbero nel torto, qualora avessere copiato pedissequamente; non che se lo fai pure tu è semplicemente normale. Piuttosto, non risulta che Sheakespear abbia strappato di netto pagine intere di Marlowe e le abbia incollate in mezzo alle proprie. Ok, se devi copiare, copia quantomeno dai migliori: ma Picasso non ha ricopiato Velasquez.
E poi: vuoi fare questi esperimenti? Dillo al pubblico! Così si sente impegnato e motivato, e il tuo feedback sarà più veritiero.

Se poi si ha voglia di sfoggiare la propria erudizione comica, o si vuole sinceramente far conoscere al proprio pubblico alcuni gioielli della comicità mondiale, perchè non curare una rubrica adibita nel proprio blog, o antologie di traduzioni in italiano? Del resto, Luttazzi già scrive prefazioni alle traduzioni di Woody Allen e Lenny Bruce: basterebbe che compiesse qualche altro passetto in avanti. Invece, nell'infarcire la sua proposta con robuste iniezioni esterne (finora, 500 minuti sui 1200 minuti circa di repertorio totale), da una parte Daniele se ne addossa immeritatamente la paternità e l'aura divina agli occhi degli ignari, dall'altra si tiene buoni gli esperti che (da tempo) lo hanno sgamano con la trovata della caccia al tesoro. A pesare dalla parte della malafede c'è anche il fatto che Daniele cita soltano autori americani, e in gran parte sconosciuti al pubblico italiano. Pensate che avrebbe mai ottenuto lo stesso effetto se avesse citato anche una sola battuta italiana?

Daniele, ripigliati! Si, ripigliati il posto che credi ti spetti, e la nostra traumatizzata stima.
Ma senza trucchi.